“Non tutti sono portati per lo studio”, “con la testa che ha, potrebbe fare qualsiasi cosa”, “suo figlio è intelligente, ma non si applica”. Tutte queste frasi contengono una briciola di verità, ma come conciliare le prime due con la terza? Quanto dipende dai “numeri che ha” l’alunno, per natura, e quanto da altri fattori, come l’impegno, l’aiuto dei genitori, le condizioni socio economiche, le motivazioni personali, l’aver incontrato insegnanti che hanno saputo credere nei propri alunni? Come sempre, la realtà non si può ridurre a poche massime semplicistiche.
È vero che una parte dei risultati scolastici dipende dai doni con cui si nasce, ma quanto?
Statisticamente, se diamo un valore pari a 100 alla realizzazione massima del potenziale di una persona, solo il 20% è direttamente proporzionale alle capacità con cui questa è nata. Questo 100% non è, e non comporta necessariamente, la laurea in medicina o in giurisprudenza: le eccellenze culturali, artistiche, sportive, sono solo uno dei traguardi raggiunti oggettivamente con più facilità da chi ha ricevuto un’adeguata preparazione.
Realizzarsi al 100% vuol dire, per tutti, diventare uomini e donne completi, saldi nelle proprie idee, fondati nella fede, responsabili delle proprie scelte, capaci di affrontare la vita con coraggio, con discernimento e con gioia. Questo è, come diceva San Giovanni Paolo II, “prendere in mano la propria vita e farne un capolavoro”. Questo è il primo obiettivo della buona educazione, ed è un obiettivo da proporre a tutti, anche a chi, apparentemente, non fosse “portato per lo studio”.
Quindi, l’80% delle capacità sulle quali i nostri figli potranno costruirsi un futuro dipende dall’educazione, in famiglia e a scuola, luogo dove passano più di metà della loro giornata.
Per questo motivo, alla Maria Mater Sapientiae non abbiamo paura di accogliere bambini con difficoltà (anche certificate), perché sappiamo che, in tandem con la famiglia, potremo riconsegnare nelle mani di ciascuno l’80% delle sue facoltà. Ogni alunno è prezioso, ognuno arricchisce la nostra realtà in maniera unica e insostituibile. Potremmo parlare di Verdi, Tolstoj, Manzoni, citare molti personaggi famosi che, dal punto di vista del profitto scolastico, non erano tra gli studenti più promettenti… invece vogliamo raccontare dei nostri alunni, e in particolare di quelli che sono arrivati da noi dopo percorsi a volte anche molto difficili.
Curare questi ragazzi e bambini, quando portano sulle spalle la consapevolezza dei propri limiti e fallimenti, significa prima di tutto sgravarli di questo peso. Il nostro percorso educativo è innanzitutto accoglienza per i piccoli, che devono sempre sentire di essere voluti bene, di essere fatti bene, di avere tutto ciò che è necessario per poter stare al passo con gli altri.
Parallelamente, i nostri insegnanti realizzano le necessarie azioni di sostegno o di recupero. Nel corso del tempo, abbiamo visto sbocciare molti piccoli ottimi studenti, che all’arrivo si credevano somari: possiamo veramente gioire con e per loro, che stanno trovando anche a scuola un ambiente dove vivere serenamente, e magari gustare qualche soddisfazione.
La crescita continua della nostra realtà è, in buona parte, dovuta a questo risultato, alla soddisfazione che provano gli studenti e i loro genitori, quando possono finalmente guardare allo studio come a uno strumento, agli insegnanti come ad alleati, alla scuola come a un servizio, ai figli come ai protagonisti.